Insegnamenti, aneddoti, massime di p. Angelo
Estratti dal volume:
Chi vuol trovare Iddio deve andare a cercarlo tra i poveri
Pensieri e massime del Beato Angelo Paoli, Carmelitano.
Edizione riveduta e ampliata da p. Lucio Maria Zappatore, O. Carm.
Il volume è disponibile presso il Centro Stampa Carmelitano; per richieste: info@madonnadelcarmine.net
AMORE VERSO DIO
- A chi ama Iddio non pesano gli anni.
- Visitando le catacombe fuori Porta Latina ebbe ad esclamare: “Oh!, questi santi Martiri sì che hanno detto il vero: oh!, questi sì che amavano Dio veramente!”
- Oh!, se sapeste quanto è grande la virtù del Santissimo Nome di Gesù!
- Oh!, che dolori saranno stati quelli che patì sulla croce il nostro benedetto Gesù!
- Chi ha una viva speranza di conseguire, per i meriti di Gesù Cristo, la gloria del Paradiso anche senza andare in estasi a vederne la bellezza come santa Teresa, reputa tutte le grandezze e contenti umani vilissima spazzatura.
EUCARESTIA E SACERDOZIO
- Sarebbe un grand’errore che, stando esposto Nostro Signore nella nostra Chiesa, non vi fosse qualche sacerdote ancora ad adorarlo.
(a chi lo rimproverava per aver passato tutta la notte nel “coretto” di S. Martino in adorazione)
- Dopo aver celebrato la S. Messa alla chiesa delle monache della Purificazione si ritirava in preghiera e non voleva essere disturbato, dicendo ai suoi collaboratori: “Fatemi la carità di non farmi avvicinare nessuno, perché mi sono comunicato. Coloro che vogliono fare delle chiacchiere, e non fanno o non vogliono sapere cosa si diventi quando uno si è comunicato, dovrebbero considerare che in noi c’è Colui che ha creato tutto. Quando San Martino (di Tours) entrava in chiesa, alla porta cominciava a tremare e diceva: “lo non son degno di entrare nella casa di Dio perché son peccatore”. E noi che viviamo in questo periodo di rilassatezza non solo non facciamo caso di entrare in Chiesa, ma non consideriamo nemmeno che quando si entra in chiesa si va davanti a Dio, che un giorno ci giudicherà”.
- Premetteva alla Santa Messa una preparazione lunghissima, profonda; passava non di rado la notte in preghiera e dopo aver celebrato si ritirava in disparte per ringraziare Dio più liberamente. Se qualcuno chiedeva di parlargli in quei momenti, egli pregava di rispondere al visitatore: “E’ occupato con un gran personaggio che è venuto a trovarlo”, e così evitava d’interrompere gli istanti più dolci della felicità eucaristica.
- Quando p. Angelo si preparava a celebrare l’Eucarestia, se veniva interrotto da qualche suo confidente, rispondeva: “Diciamo poche parole, è tempo d’orazione, si avvicina la memoria di un grande Mistero. Bisogna ringraziare con sante operazioni il Signore per questo grande beneficio che ci ha fatti degni di credere misteri così certi e sublimi”.
- Gran dignità, gran potestà, far scendere un Dio dal Cielo in terra, liberare un’anima dal purgatorio e mandarla in Paradiso.
- Non conviene trattare con coloro che perdono il rispetto verso i sacerdoti. Così, infatti, si rende loro un maggior servizio, togliendoli dall’occasione di dover rendere conto a Dio degli strapazzi fatti ai suoi Ministri.
POVERTÀ E I POVERI
- Dove sono i poveri, ivi è Iddio. E chi cerca Iddio, deve andare a trovarlo tra i poveri.
- Chi strapazza i poveri, strapazza Iddio, perché nei poveri s'ha da riconoscere Iddio benedetto.
- Ai poveri ho sempre voluto bene.
- In questi poveri io riconosco il maggior personaggio che vi sia, cioè il nostro Signor Gesù Cristo. Pertanto quando sono impiegato in servizio di questo gran Signore non devo dare udienza ad altra persona.
- Poveri, poveri rallegratevi perché il paradiso è per voi.
- Io non conosco maggior personaggi quanto sono i poveri, che rappresentano Cristo Signore nostro. Questi prima bisogna servire e poi servirò quei signori.
(a chi gli proponeva di lasciare per un attimo i suoi poveri e dare ascolto ai “Signori” di turno che lo avevano cercato)
- Che Dio vi mantenga poveri, perché i poveri sono più amati da Dio che i ricchi.
- Sebbene questi denari siano per fare la carità ai poveri, con tutto ciò non è bene che stiano nella stanza di un religioso.
(quando si rifiutava di tenere i soldi dei poveri nella sua stanza)
- Padre Priore, io vi obbedisco. Ma come può essere che il mio Signore stia nudo sulla Croce ed io, povero peccatore e suo inutile servo, vada così ben vestito?
(in lacrime, tenendo il Crocifisso in mano, al Priore che gli comandava di indossare un nuovo abito che gli era stato regalato)
- Nell’infermità e povertà si ritrova Iddio.
DEVOZIONE ALLA MADONNA DEL CARMINE
- Quando gli altri vengono a dormire, io allora mi alzo e se non facessi così non potrei lavorare gli abitini della Madonna del Carmine da distribuire ai benefattori che mi danno le elemosine per aiuto dei poverelli.
(ad un amico che gli chiedeva come facesse a dormire solo un’ora per notte)
- La vera devozione non consiste nella recita del rosario e altre orazioni a di lei [della Madonna] onore, ma consiste principalmente nell’astenersi da qualunque peccato e fuggire quelle occasioni che ci possono condurre all’offesa del suo unigenito Figliuolo Gesù da lei tanto amato. Sappiate che coloro che offendono il suo Figliolo strapazzano e offendono anche la sua gran Madre Vergine Maria e non sono suoi veri devoti. San Filippo Neri, Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, Santa Teresa... questi dobbiamo imitare per acquistarci il Paradiso: così saremo veri devoti e graditi a Maria Santissima.
- Povera gente, mi credono quale non sono. Se mi conoscessero pregherebbero per me, poiché in me non c’è alcunché di buono se non il carattere sacerdotale e l’abito di Maria Vergine.
PROVVIDENZA
- Io darò sempre ai poveri quanto avrò in mio potere, perché ho speranza in Dio, che ogni giorno più mi abbonderà e sovverrà. E non solo a me, ma a tutti coloro che hanno speranza nel suo santo volere. E badate bene, che, per questa stessa speranza che io ho unicamente in Dio, senza chiedere cosa alcuna e senza confidare nell’uomo, Dio ispira il medesimo uomo di soccorrermi in modo tale che abbondo in tutte le cose per sovvenire il mio prossimo.
- Questa è una delle più belle grazie che mi possa fare Sua Divina Maestà: mentre io non domando nulla a nessuna persona, egli di giorno in giorno mi manda la sua santa provvidenza. Quando c’è fiducia in Dio la sua santa provvidenza non manca.
- Non ho alcun dubbio che Dio mi soccorrerà con la sua santa provvidenza e farà sì che io possa vedere restaurato questo luogo santo.
(in riferimento alla richiesta di poter restaurare il Colosseo)
- Io ho un gran Provveditore, io ho una gran dispensa e perciò darò sempre ai poveri quanto avrò, perché ho una ferma speranza in Dio che la robba ogni giorno mi crescerà.
- Sciocco che sei: tu ti regoli con le misure della prudenza umana. Sappi che è più ricco un povero fraticello quando confida vivamente in Dio che tutti li banchieri del mondo.
(Ad uno che lo rimproverava per la sua avventatezza che avrebbe dato fastidio ad un ricco banchiere e che cercava di dissuaderlo dall’aprire il convalescenziario)
- La mia fiducia è unicamente appoggiata alla divina provvidenza. Mai ho domandato cosa alcuna alla gente: chi veramente si fida di Dio non ha avidità né di domandare, né di ricevere.
- Mi servo al forno della divina Provvidenza!
(a chi gli chiedeva dove trovasse tutto quel pane, sempre a disposizione)
- Quando mi manca la robba per aiutare i poveri, mi raccomando con gran fiducia al Signore, ed egli mai mi fa mancare ciò di cui ho bisogno. E l’ho sperimentato più e più volte.
- Ho ferma fiducia in Dio che, avendomi sempre provvisto, mi aiuterà con la sua divina Provvidenza. È gran vergogna che avendoci dal niente creati e con il suo sangue redenti, vogliamo fargli il torto di non credere ch’Egli possa provvederci a sufficienza.
- Senza niente e senza che abbia chiesto niente, l’Ospizio è giunto al punto in cui lo vedete. Eppure ho dato l’elemosina a chiunque mi è venuto fra i piedi e così accadrà in seguito. Confidate anche voi in Dio, che senza tanti consigli, le cose andranno bene.
- Più sono i poveri che vengono, tanto maggiore è la Provvidenza di Dio.
- Vengano pure quanti poveri sono in Roma ché non mi danno fastidio, perché quanto più vengono i poveri tanto più la santa Provvidenza di Dio mi manda con che provvederli. Vorrei che i poveri avessero timor di Dio e pregassero per i loro benefattori.
- Speriamo nella Provvidenza di Dio che non mancherà di confortarci.
- La grazia di Dio non manca mai, basterà e ne avanzerà.
- Notate ciò che Dio ha fatto per noi. Dio ci pensa. Quanto è grande: egli ci provvede!
- Facciamo del bene! Facciamo del bene! Dio provvederà: basta che quello che si opera si faccia con una vera fiducia in lui, e vedrete che anche dopo la mia morte si aumenterà l’Ospizio come e quanto Dio vorrà.
UMILTÀ
- Costoro hanno commesso un errore e fanno come quelli che adorano il legno della Barcaccia al posto di quello della Santissima Croce: non sanno che io sono più peccatore di loro.
(a chi gli riferiva che c’era gente che lo reputava un santo)
- Or vedete che devozione ha il popolo all’abito della Madonna Santissima del Carmine. Costoro hanno voluto darmi da lavorare questa notte: infatti invece di dormire dovrò rappezzare e raccomodare l’abito lacerato.
(Uscendo dall’Ospedale un gruppo di pellegrini che stavano a San Giovanni gli si affollò intorno strappandogli le vesti, il cappuccio e quanto potevano del suo abito. P. Angelo attribuì il fatto alla devozione che il popolo aveva verso l’abito della Santa Vergine…)
- Non mancate di tener l’anima pulita mentre per salvarsi è necessario staccarsi da questo mondo e affidarsi in tutto al divino volere. Io non mancherò di pregare Dio per voi, benché io sia un gran peccatore.
- Io sono un vagabondo inutile e buono a niente.
- Se monsignor Governatore sapesse che gran fanfarone che sono, mi manderebbe per capo remo di una galera.
- Povera gente, mi credono quale non sono. Se mi conoscessero pregherebbero per me, poiché in me non c’è alcunché di buono se non il carattere sacerdotale e l’abito di Maria Vergine.
- Pregate Dio per me affinché mi aiuti.
PREGHIERA
- Chi ama Dio non ha miglior riposo di quello di san Giovanni, cioè riposare sul petto di Cristo per mezzo dell’orazione.
- Oh, Dio mio, non si può stare un momento con il cuore diretto veramente alla vostra adorazione e devozione!
(una volta che era immerso nell’adorazione eucaristica e fu chiamato dal Priore per un servizio)
- Vedete, Massimo, che si è fatto giorno e non me ne sono accorto.
(a Massimo Maestri, che gli chiedeva se avesse ben riposato, ma lui era stato tutta la notte in preghiera)
- Poche parole, è tempo di preghiera. S’avvicina la memoria di un gran Mistero. Bisogna ringraziare il Signore di questo grandissimo beneficio, che ci ha fatti degni di credere in questi misteri così certi e sublimi.
(a un amico che lo cercava prima della Celebrazione Eucaristica)
- “Vi amo o mio Gesù, e voglio amarvi sempre più”. Dite queste parole, ma con tenerezza di cuore.
(a chi gli chiedeva come pregare)
- Affrettiamo il passo, perché io non devo mancare al coro!
(più volte, quando si trovava per strada ed era giunta l’ora dell’Ufficio Divino)
- Nella preghiera rimaneva immobile come una statua, con gli occhi chiusi, forse per contemplare senza distrazione i divini misteri. Però davanti al Santissimo esposto li teneva ben aperti e fissi in quel pane eucaristico, come se vedesse la realtà divina sotto le sacre specie.
- Diceva ai Predicatori, suoi confidenti, che predicavano in Roma o di qui partivano per andare altrove a predicare, che i predicatori più col buon esempio che con le parole avrebbero convertito i peccatori e aggiungeva loro che “studiassero pure: ma che ancora grandi orazioni erano necessarie, perché queste molto più che lo studio valevano”.
- Quando sentiva suonare le ore degli orologi, alzava gli occhi al cielo e diceva: “Sia ringraziato Dio che in quest’ora scorsa ci ha dato la grazia di non offenderlo. Preghiamolo dunque che ci dia la grazia di fare lo stesso nell’ora seguente”.
(pia pratica che si legge anche nella vita del S. Curato d’Ars)
- Ho supplicato Sua Santità affinché facesse quest’opera di chiudere il Colosseo per togliere via tanti maledetti peccati ed accrescere la venerazione a questo luogo santificato con il sangue dei martiri.
(a chi gli chiedeva cosa facesse nel Colosseo)
VITA RELIGIOSA
- Obbligo del religioso è di osservare esattamente la Regola e le Costituzioni del suo Ordine. Non bisogna mai ritenersene dispensati se non dietro l’esplicito comando del Priore.
- Sebbene questi denari siano per fare la carità ai poveri, con tutto ciò non è bene che stiano nella stanza di un religioso.
(quando si rifiutava di tenere i soldi dei poveri nella sua stanza)
- Affrettiamo il passo, perché io non devo mancare al coro!
(più volte, quando si trovava per strada ed era giunta l’ora dell’Ufficio Divino)
- Conviene domandare con tutta umiltà a Dio che quando ci succedono di quest’incontri [il Padre Priore aveva umiliato p. Angelo] ci conceda la santa pazienza e fortezza di sopportarli per amor suo. Il soffrire in questo mondo per amor di Dio, è un dolcissimo contento e quanto più un’anima ama Iddio tanto più gode e non prova dolore per quello che soffre, anzi un sommo godimento.
- Padri miei, non perdete tempo, andate a fare qualche cosa, cosicché non abbiate da rendere conto a Dio dell’ozio. Pensate bene che l’ozio partorisce molti vizi che sono aborriti da Sua Divina Maestà. Perciò state attenti alla santa osservanza e stando in obbedienza dei Superiori, altrimenti tutte le buone opere non valgono nulla qualora non vi siano una perfetta tolleranza ed una candida umiltà.
(a quei confratelli che amavano girare per le celle del convento, senza far nulla)
GIUSTIZIA
- Non defraudate mai i poveri. Non usurpate con la prepotenza le sostanze altrui. Chi opera in tal modo si rivela privo della fede di Gesù Cristo, che insegna e comanda di non toccar la robba altrui. Se seguirete esattamente questa fede siate ben sicuri che Dio vi darà molta felicità qui in terra e la gloria eterna nell’altra vita.
- Monsignore fate che la giustizia proceda diritta, perche voi ne dovete rendere conto al Giudice Supremo. Perciò preoccupatevi dì mantenervi nei termini dovuti, sì che non dobbiate renderne conto a Dio.
(al cardinale Falconieri, Governatore di Roma)
- Io prego il Signore Dio perché tenga le sue mani sopra la sua testa!
(al cardinale Falconieri, Governatore di Roma)
- Oh Dio! Che fanno? Andiamo subito dal signor Pietro, moribondo. Io non posso prendere questa eredità: egli ha nipoti carnali. A loro è dovuta l’eredità. Se io lasciassi stare le cose così, andremmo a casa del diavolo io, il testatore e forse anche il nipote con i pronipoti per le maledizioni che scaglierebbero contro l’anima del defunto e a me, commettendo così molti peccati. E, rivolto al signor Pietro, disse: “Dio vi guardi da quello che avete intenzione di fare. Se voi volete salvarvi l’anima dovete lasciare l’eredità ai vostri nipoti e pronipoti, perché a loro spetta per giustizia. Il mio Ospizio non ha bisogno delle vostre sostanze, dal momento che è governato e sostenuto dalla Divina Provvidenza. Orsù, fate chiamare subito il Notaio e cambiate il testamento!”
(Quando venne a sapere che Pietro Salvese, “uomo molto devoto, ed amico del Beato” voleva istituire erede universale delle sue grandi fortune l’Ospizio di padre Angelo, lasciando – però - i suoi parenti sul lastrico)
- La povera gente deve essere sempre ben pagata e con essa non si deve stare tanto attaccati all’interesse.
- Questa puntualità [nel pagare il lavoro] si deve usare con il prossimo, perché i poveri artigiani stentano la loro vita ed è doveroso che siano subito retribuiti, dal momento che essi hanno bisogno della loro mercede che guadagnano per sostenere e portare il pane a casa loro. Dio vuole che l’uomo viva dell’uomo e chi fa diversamente al termine della vita si dannerà. Infatti il ritenere la mercede degli operai porta come conseguenza molte offese a Sua Divina Maestà, cioè bestemmie, imprecazioni e simili. Il povero artigiano che vede di non poter andare avanti con la propria laboriosità e fatica, si adira e si rattrista.
- Dio gradisce la vostra carità, ma voi dovete pensare in primo luogo ai bisogni della vostra casa, perché questa è giustizia: il Signore non mancherà di provvedere ai suoi poveri per altra strada.
a chi voleva offrirgli del denaro privandosi, però, del giusto necessario per la sua famiglia